Storia dell'Americano
Partendo dal presupposto che molti cocktail sono avvolti da una nebbia fatta di leggende e racconti romantici, anche l'Americano non è da meno.
Spulciando il web abbiamo trovato delle leggende sull'origine del cocktail Americano. Alcune più verosimili altre invece sono più fantasiose e romantiche.
Siamo in Italia all'inizio del 900. Il progresso prende piede e arrivano le prime macchine del ghiaccio anche nella penisola. Questo comporta una rivoluzione nel mondo della miscelazione che fino ad allora, essendo il ghiaccio molto costoso e di difficile reperibilità, veniva utilizzato poco e per raffreddare intere caraffe o bottiglie di miscelati che venivano poi serviti freschi ma senza ghiaccio nel bicchiere.
Il ghiaccio diventa più economico e di comune utilizzo per i bar dell'epoca, e così viene aggiunto direttamente nei bicchieri, all'americana.
Infatti gli americani erano soliti già da prima del 1911 a bere in bicchieri bassi e senza stelo con all'interno ghiaccio in cubi e alcolici miscelati o lisci. (on the rocks)
La prima ricetta dell'Americano come cocktail venne trovata nel libro di Ferruccio Mazzon “ Il Barista, Guida del Barman” la cui data di pubblicazione risale presumibilmente intorno agli anni 20.
Ma abbiamo un altro scritto risalente al 1906 nel quale una sorta di Americano fa capolino fra i “cocktail” elencati da Strucchi nel suo libro “Vermut di Torino”. Questa prima ricetta prevedeva una base di vermouth miscelato con liquori, amari o altri superalcolici come gin o whisky formando una bevanda chiamata, appunto, cocktail.
Con il successo di questo drink le case di vermouth si affrettarono a creare dei pre-miscelati in bottiglia, diventando famosissime per l'epoca.
Si potevano contare più di 10 ricette di Americano nel 1936, le quali prendevano il nome o della casa produttrice di vermouth o del bartender che aveva sviluppato il miscelato con le varianti del caso. Tutte queste ricette erano catalogate nel libro “1000 misture” di Elvizio Grassi che esaltava l'eccellenza italiana nel bere bene, promuovendo l'Americano come drink.
Passando alla leggenda romantica che avvolge l'Americano, ci trasferiamo in America, più precisamente a New York. E' il 29 giugno del 1933 e Primo Carnera, un famosissimo pugile italiano, vince al Madison Square Garden il titolo di Campione del Mondo. Si dice che proprio in quell'occasione crearono un cocktail a base di prodotti italiani famosi dell'epoca chiamandolo Americano, in onore del grande campione.
Data la discordanza temporale sappiamo che questa è solo una leggenda, ma ci pace raccontarla dando così al drink una nota poetica.
Curiosità
L'americano venne citato pubblicamente al di fuori del suo contesto per la prima volta dallo scrittore Ian Fleming, noto autore della saga Agente 007. Nel suo primo libro “Casino Royale” troviamo infatti James Bond seduto in un famoso locale di Parigi che sorseggia un cocktail composto da Bitter Campari, Vermouth Cinzano e acqua Perrier (che a suo parere rendeva il tutto più accettabile data la forte frizzantezza).
Noi da Italiani DOC non possiamo essere d'accordo con il celebre personaggio, ma ci piace sapere che oltre al tipico Cocktail Martini si deliziava anche con prodotti italiani.
Particolarità
Le prime ricette dell'Americano prevedevano 3 parti di vermut, 2 parti di bitter, 5 parti di soda e una scorzetta di limone.
Al giorno d'oggi la ricetta è cambiata, prevede infatti vermouth e bitter in parti uguali e la soda a colmare, servito in un bicchiere basso con tanto ghiaccio e l'immancabile scorsa di limone che dona
freschezza e acidità al drink.
L'americano è sicuramente il primo cocktail d'aperitivo 100% ideato e realizzato con prodotti dell'eccellenza italiana dei primi del '900; tornato alla ribalta soprattutto nell'ultimo periodo grazie alla rinascita del mondo dei vermouth.
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